“Giurato numero 2” (“Juror #2”) è un film del 2024 scritto da Jonathan Abrams, diretto e co-prodotto Clint Eastwood. Film prodotto da Dichotomy Films e interpretato principalmente da: Nicholas Hoult (Justin Kemp), Toni Collette (Faith Killebrew), J. K. Simmons (Harold) e Zoey Deutch (Ally Kemp).

“Giurato numero 2” è la storia di Justin Kemp, un giovane padre di famiglia che, durante il suo incarico come giurato in un processo per un omicidio di grande rilievo, affronta un profondo dilemma morale in grado di influenzare il verdetto della giuria e determinare il destino dell’imputato, tra colpevolezza e assoluzione.

Il film trae grande ispirazione da “La parola ai giurati” (“12 Angry Men”), specialmente nei dialoghi tra i giurati e nella dinamica dell’unico dissenziente capace di smuovere gli animi e ribaltare una situazione inizialmente certa. Qui, come in quel capolavoro, la storia si focalizza sull’importanza della decisione di una giuria, che gioca con la vita delle persone, invitando a una riflessione più profonda e ponderata. Tuttavia, a differenza del film del 1957, che si svolge interamente in una stanza e si concentra esclusivamente sui giurati, “Giurato numero 2” include scene esterne e crea un legame più diretto tra i personaggi e i fatti della vicenda. Nonostante questa innovazione, la sceneggiatura di “La parola ai giurati” rimane superiore per complessità e profondità, rendendo inevitabile il confronto sfavorevole.

La trama è intrigante, almeno nella prima metà: il film cattura l’interesse dello spettatore mostrando subito la verità, spingendolo a voler scoprire come si svilupperanno gli eventi. Tuttavia, dalla metà in poi, la narrazione perde mordente e scivola in una prevedibilità che spegne gran parte della tensione iniziale.

Al centro del film troviamo un protagonista tormentato, costretto a confrontarsi con un dilemma esistenziale: è meglio vivere per sempre con un terribile segreto che consuma ogni serenità o dire la verità e perdere tutto? Questo conflitto, seppur interessante, viene sviluppato in modo superficiale. Le azioni del protagonista, spesso incoerenti, lasciano perplessi: vuole nascondere il proprio coinvolgimento, ma al tempo stesso salvare l’accusato, una scelta tanto generosa quanto irragionevole. Questa decisione, inevitabilmente, restringe il cerchio delle indagini, portandolo sempre più vicino alla scoperta. Inoltre, dire del suo passato da ex alcolista agli altri giurati, complica ulteriormente la sua posizione. In generale, il personaggio non riesce a rappresentare appieno il dramma interiore che dovrebbe caratterizzarlo.

Un tema interessante che emerge è la difficoltà dei giurati di mantenere un’imparzialità assoluta. Gli eventi del passato, non sempre legati direttamente al caso, possono influenzare i loro giudizi e interferire con l’esito finale. Questo spunto è uno degli elementi più significativi del film, che invita a riflettere su quanto il sistema giudiziario possa realmente garantire giustizia.

Toni Collette, nei panni dell’avvocato Faith Killebrew, e J.K. Simmons, in quelli del giurato Harold, spiccano come interpretazioni ben costruite. In particolare, il personaggio di Faith Killebrew è probabilmente il più interessante e meglio scritto del film. Inizialmente convinta della solidità del caso, la Killebrew sviluppa gradualmente dei dubbi, sacrificando certezze personali e professionali. La sua parabola si intreccia con quella del protagonista, dimostrando come entrambi affrontino le conseguenze delle loro scelte in modo parallelo, pur rimanendo su piani emotivi e morali distinti. Il finale aperto lascia volutamente irrisolta la questione della verità, suggerendo che, in fondo, essa possa restare nascosta per sempre.

Il film, pur essendo ben realizzato dal punto di vista tecnico, manca di momenti significativi o di innovazioni stilistiche degne di nota. Si mantiene su un livello costante e discreto per tutta la durata, senza particolari picchi né cadute. Tuttavia, la scrittura del protagonista e la storia nel complesso rappresentano i punti deboli più evidenti. La narrazione, che inizialmente sembrava promettente, non riesce a mantenere vivo l’interesse dello spettatore fino alla fine.

Il film esplora temi importanti come il peso del segreto, il valore della giustizia e l’incancellabilità del passato. Tuttavia, questi spunti non sempre vengono sviluppati con la profondità necessaria. Se da un lato si apprezzano le tematiche trattate e il personaggio dell’avvocato Killebrew, dall’altro si rimane delusi dalla scrittura del protagonista e dalla prevedibilità della seconda parte della trama.

Indipendentemente dal mio giudizio sul film, non posso che applaudire Clint Eastwood, un artista di 94 anni che continua a mettere passione e dedizione nel suo lavoro. Pensare che questo possa essere il suo ultimo film è una prospettiva malinconica, ma ciò non toglie che rimanga una leggenda del cinema, capace di trasmettere ancora oggi l’amore per questa forma d’arte.

In definitiva, “Giurato numero 2” è un film che, pur avendo alcune qualità e momenti interessanti, non riesce a soddisfare completamente le aspettative. Rimane un prodotto discreto, con qualche spunto di riflessione, ma non si avvicina all’eccellenza di altre opere del suo regista.

Fai Girare📡