“Il gladiatore II” (Gladiator II) è un film sequel de “Il Gladiatore”(2000), diretto e co-prodotto da Ridley Scott e scritto da David Scarpa. Film prodotto da Paramount Pictures e interpretato principalmente da: Paul Mescal (Annone / Lucio Vero Aurelio), Pedro Pascal (Marco Acacio), Connie Nielsen (Augusta Lucilla), Denzel Washington (Macrino), Joseph Quinn (Geta) e Fred Hechinger (Caracalla).
La vicenda di Lucius, figlio di Lucilla, un tempo innamorata di Massimo, si sviluppa dopo la morte di quest’ultimo. Lucius, nipote di Commodo, è ormai cresciuto ed è diventato un uomo adulto.
Non mi voglio ripetere troppo sui film di Ridley Scott per quanto riguarda l’utilizzo dei veri fatti storici: è un suo marchio di fabbrica. Per tutta la sua carriera ha utilizzato contesti ed elementi storici per poi costruirci sopra la sua visione, senza preoccuparsi troppo della veridicità. Questo è cinema, non un documentario. Se qualcuno desidera l’aderenza ai fatti storici, dovrebbe guardare un documentario, non un film di Scott.
Ridley Scott conferma il suo grande talento tecnico. Tuttavia, il solito problema resta evidente: la scelta degli sceneggiatori. Spesso nel corso della sua carriera si è appoggiato a sceneggiature che non riescono a tenere il passo con la qualità della messa in scena, e anche “Il Gladiatore II” soffre di questa debolezza.
Sul lato tecnico, la realizzazione è più che buona nella sua totalità. Tuttavia, alcuni momenti, come la prima battaglia, risultano troppo confusionari e caotici. Questo non facilita l’immersione dello spettatore, anzi, rischia di allontanarlo. Anche l’uso della CGI, specialmente nei combattimenti con le scimmie, è eccessivo e fin troppo evidente, cosa che compromette l’autenticità di alcune scene.
Il film riesce a essere epico? Solo in parte. L’epicità emerge dalla terza parte in poi, ma nel complesso il film fallisce in questo intento. Nonostante qualche sequenza ben riuscita, manca quella vera grandiosità.
Era un film necessario? Ovviamente no. Non sorprende che un titolo così iconico venga ripreso dopo 24 anni per una mera questione economica. La motivazione è semplice: incassare. Questo approccio, purtroppo, riflette una tendenza del cinema moderno a puntare sul “sicuro” piuttosto che rischiare con idee nuove e originali. Il risultato è un prodotto che fa il minimo indispensabile, incassa e passa oltre, senza aggiungere nulla di significativo al brand.
La scrittura è il vero tallone d’Achille del film. I personaggi non sono sviluppati a sufficienza, e questo si nota soprattutto con il protagonista, Lucius. La sua caratterizzazione non consente allo spettatore di empatizzare con lui, neppure in relazione alla morte della moglie, un evento trattato in modo superficiale. Anche il rapporto con Lucilla è debole: prima la odia, poi diventa suo alleato in maniera troppo sbrigativa. L’attore stesso, Paul Mescal, non ha la presenza scenica necessaria per convincere come erede di Massimo Decimo Meridio, né riesce a trasmettere il carisma di un grande trascinatore.
Tra i personaggi secondari, spicca Macrinus. Opportunista e doppiogiochista, fa di tutto per far crollare l’impero e prenderne il controllo. Sebbene avrei preferito una fine diversa per lui, rimane il personaggio meglio riuscito, grazie soprattutto all’interpretazione di Denzel Washington, convincente e carismatica.
Acacius, invece, è uno dei personaggi più deboli. Nonostante il potenziale, il suo rapporto con la moglie e con il protagonista è superficiale. Anche Pedro Pascal, che solitamente è un attore di talento, qui non riesce a brillare, trasmettendo poco o nulla.
Un’altra idea interessante, ma poco sviluppata, è quella dei due imperatori gemelli folli. Pur presentati come tirannici ed egocentrici, la loro follia non emerge davvero. Per fare un confronto, Commodo del primo “Gladiatore” era un personaggio tirannico e odioso; qui, invece, i due imperatori risultano quasi divertenti. Tra i due, Fred Hechinger nei panni di Caracalla è stato più convincente rispetto a Joseph Quinn, che ho trovato sottotono e poco incisivo.
Gli elementi del primo film sono fin troppi: citazioni, musiche (studiate per colpire emotivamente), frasi iconiche. Tutto sembra forzato, come un tentativo deliberato di richiamare la nostalgia dello spettatore senza aggiungere nulla di nuovo.
“Il Gladiatore II” è un film tecnicamente valido ma che soffre di una scrittura debole e di personaggi poco sviluppati. Tuttavia, dalla seconda metà in poi, riesce a catturare maggiormente l’attenzione. In definitiva, è un prodotto che punta al sicuro, ma il cinema, per restare vivo, ha bisogno di molto di più.

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