“Trap” è un film scritto, diretto e co-prodotto da M. Night Shyamalan. Prodotto da Warner Bros. Pictures e interpretato principalmente da: Josh Hartnett (Cooper), Ariel Donoghue (Riley) e Saleka (Lady Raven).

Cooper, un padre ideale, porta la figlia Riley al concerto della sua cantante preferita, Lady Raven, e si impegna per rendere la serata indimenticabile. Almeno finché non si rende conto che l’evento è in realtà una trappola orchestrata dall’FBI per catturare il Macellaio. Un serial killer spietato e crudele… ma chi sarà questo spietato assassino?

“Trap” è un film che cattura l’attenzione dello spettatore sin dai primi minuti, grazie a una messa in scena ben curata. Il protagonista, interpretato magistralmente da Josh Hartnett, ricorda per molti versi il personaggio di “Hitman”: abile nel mimetizzarsi, sempre in fuga e capace di utilizzare qualsiasi cosa a suo vantaggio. È un personaggio tanto intelligente quanto crudele e cinico, il cui fascino risiede proprio nella sua ambiguità morale e nella sua capacità di mantenere alta la tensione, sapendo che potrebbe essere scoperto in ogni momento.

La colonna sonora, composta principalmente da musiche diegetiche cantate dall’attrice Saleka (figlia di M. Night Shyamalan), contribuisce a creare un’atmosfera intensa e coinvolgente, anche se la sua interpretazione risulta più convincente nei panni della cantante che quando recita in altre vesti. La scenografia è ben costruita, simile a un vero e proprio concerto, permettendo allo spettatore di immedesimarsi facilmente nei panni del protagonista, tra tensione e paura di essere scoperto da un momento all’altro.

Il film si apre con un ritmo serrato che mantiene alta l’attenzione per i primi trenta minuti, ma successivamente rischia di diventare ripetitivo fino a circa metà della narrazione, quando il cambio di location rinfresca la situazione. Dal punto di vista registico, Shyamalan dimostra ancora una volta la sua maestria tecnica, offrendo una regia solida e ben congegnata, anche se non priva di alcuni elementi narrativi che possono risultare forzati.

Uno degli aspetti più interessanti del film è la consapevolezza che il protagonista vive in una trappola dalla quale non può uscire, costretto dalle circostanze a rimanere nell’ambiente e a rischiare la vita per il bene della figlia. La tensione si costruisce sul filo del rasoio, poiché lo spettatore sa fin dall’inizio quali sono le dinamiche e i segreti in gioco, e si ritrova a sperare, in parte, che il protagonista riesca a evitare la cattura, grazie alla relazione emotiva con la figlia.

Il personaggio principale è ben caratterizzato, con un passato difficile che lo ha forgiato e un’evoluzione coerente lungo il corso della trama: da padre apparentemente normale a mostro senza scrupoli, rivelato completamente solo nel finale. Non mancano i parallelismi con altri film di Shyamalan, come “Split”, per il tema dell’identità frammentata e della trasformazione in qualcosa di mostruoso.

Il cast di supporto fa un buon lavoro, in particolare Ariel Donoghue nei panni di Riley, la giovane figlia del protagonista. Alcune scelte nella gestione delle comparse e delle dinamiche interne al palazzetto risultano un po’ troppo posate e poco realistiche.

Il film gioca con il tema dell’apparenza ingannevole, mostrando come anche chi appare più innocuo possa nascondere segreti oscuri. La figura femminile è centrale, fungendo da filo conduttore della storia, ma la critica sociale, spesso presente nei film di Shyamalan, qui appare più debole.

Personalmente, non ho trovato una sceneggiatura particolarmente solida: alcuni elementi sembrano troppo forzati. “Trap” si presenta come un buon film, con una regia impeccabile e una grande interpretazione da parte di Josh Hartnett, ma non raggiunge i livelli dei migliori lavori del regista.

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Fai Girare📡