La serie tv “Squid Game – Stagione 2”, composta da sette episodi, è stata interamente distribuita sulla piattaforma di streaming Netflix. Scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk, vede come principali interpreti Lee Jung-jae (Seong Gi-hun), Wi Ha-joon (Hwang Jun-ho) e Lee Byung-hun (Hwang In-ho).

Il protagonista, spinto dalla sete di vendetta e dal desiderio di porre fine ai giochi spietati che mietono vite con inquietante facilità, decide di fare marcia indietro all’aeroporto. Con determinazione, riesce a ottenere un invito e a infiltrarsi nuovamente nella sfida per la sopravvivenza.

La stagione si apre in maniera convincente, abbracciando il genere poliziesco con decisione. Tra inseguimenti e ricerche, si sviluppano due storie parallele: quella del protagonista, che cerca il reclutatore (un personaggio ben caratterizzato e psicologicamente instabile), e quella di Wi Ha-joon, alla ricerca del fratello e dell’isola dove si svolgono i giochi. La prima puntata colpisce per la sua intensità, con dialoghi carichi di tensione, soprattutto nella parte finale.

Il trio che si forma per combattere chi gestisce i giochi è ben assortito, con ogni membro mosso da motivazioni personali diverse. La trama ruota attorno alla ricerca di chi comanda i giochi, con l’obiettivo di smantellare l’intero sistema e porre fine alla carneficina. Tuttavia, alcune scelte narrative risultano discutibili: il protagonista si circonda di criminali per raggiungere il suo scopo, ma nessuno sembra mai tentare di rubargli i soldi, nonostante uno di loro sappia dove sono nascosti. Anche la fiducia che il protagonista ripone in loro appare poco credibile.

La seconda stagione approfondisce il trauma del protagonista, mostrando come i giochi abbiano lasciato un segno indelebile su di lui, trasformandolo in un uomo distrutto e ossessionato dall’idea di fermarli. La componente poliziesca viene sfruttata in modo efficace, e l’aumento del budget rispetto alla prima stagione si nota sia negli effetti speciali che nella qualità tecnica generale. Una novità interessante è l’introduzione della prospettiva di un soldato interno ai giochi, anche se questo arco narrativo non viene esplorato a fondo.

La serie continua a riflettere sull’avidità umana, mostrando come le persone siano disposte a rischiare tutto, persino la propria vita, per arricchirsi, arrivando persino a uccidere gli altri. Tuttavia, rispetto alla prima stagione, questa presenta una maggiore quantità di momenti comici durante i giochi, una scelta che riduce la tensione e che personalmente non ho apprezzato. Anche le musiche, in alcuni momenti poco adatte, contribuiscono a smorzare l’atmosfera.

Un’altra critica va ai concorrenti, che in alcuni frangenti sembrano prendere la situazione alla leggera, ignorando il pericolo nonostante le prove evidenti. Nella prima stagione, il focus dei partecipanti era la sopravvivenza, mentre qui l’attenzione si sposta maggiormente sui debiti: molti partecipanti vedono nei giochi un’opportunità per risolvere i loro problemi finanziari, anche a costo della vita. Questo cambiamento tematico si riflette anche nella critica al sistema “democratico” dei giochi, che si rivela solo un’illusione, nascondendo anarchia e dittatura.

Purtroppo, gli eventi esterni e interni ai giochi non si amalgamano bene, risultando spesso scollegati. Dopo i primi episodi, l’interesse per la narrazione cala, e il protagonista perde incisività, non riuscendo a influenzare significativamente né gli eventi né gli altri concorrenti, nonostante il suo passato.

Alcune incongruenze nella scrittura risultano evidenti: ad esempio, il protagonista trova una forchetta nel cibo, ma successivamente è un altro personaggio a utilizzarla, lasciando domande senza risposta. Inoltre, le persone ricche che dovrebbero essere il pubblico dei giochi non vengono mai mostrate, un dettaglio che nella prima stagione era stato almeno accennato.

Le interazioni tra i personaggi e le fazioni risultano meno coinvolgenti rispetto alla prima stagione, e i giochi stessi mancano della tensione e dell’originalità che li caratterizzavano. Il finale, prevedibile e poco emozionante, lascia molti punti in sospeso, facendo presagire una terza stagione che appare più come una “parte 2” di questa.

La seconda stagione di “Squid Game” tenta di espandere l’universo narrativo, ma manca della coesione e dell’intensità che avevano reso la prima stagione un fenomeno. Le vicende esterne ai giochi offrono spunti interessanti, ma non riescono a compensare i difetti della narrazione interna. Tra incongruenze e scelte discutibili, la stagione fatica a mantenere alta l’attenzione dello spettatore, lasciando una sensazione di incompletezza e insoddisfazione.

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