Questo film racconta la storia di un uomo single di mezza età e del suo amore per il prossimo, la natura e il proprio lavoro, in parole povere un vero amante della vita.
Il nostro protagonista è una persona molto particolare, pensa e osserva molto l’ambiente che lo circonda, compie la solita routine tutti i giorni e parla poco anzi quasi per niente, perché un gesto vale più di mille parole.
Wim Wenders attraverso questa storia ci mostra alla perfezione tutto l’ambiente circostante attraverso gli usi e i costumi di una Tokio dei nostri giorni.
La musica è solamente diegetica e proviene per la maggior parte delle volte da delle cassette ascoltate dal protagonista all’interno del furgone. Vi garantisco con assolutamente certezza che ascolta musica di un certo spessore…
I miei più sinceri complimenti vanno si al maestro Wim Wenders ma anche ad un magistrale Kōji Yakusho (attore protagonista) perché il suo personaggio non ha un grande carisma e perlopiù non parla quasi mai (rischio di creare un personaggio piatto) ma nonostante ciò è riuscito a trasmettere ogni sua singola emozione e pensiero attraverso l’incredibile mimica facciale e la gestualità.
Lo definirei un film delicatamente realista, perché mostra la vita di un uomo tutt’altro che esaltante, in maniera così delicata da mettere in dubbio la propria percezione della parola VITA.
Questo film ci insegna che ognuno di noi si deve sforzare a trovare un proprio equilibrio interiore per riuscire ad apprezzare anche le piccole cose che ci vengono donate nell’arco della nostra vita e non a sbattere i piedi alla prima difficoltà che incontriamo sul nostro percorso.

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