“Megalopolis” è un film scritto, diretto e co-prodotto da Francis Ford Coppola. Interpretato principale da: Adam Driver (Cesar Catilina), Giancarlo Esposito (Franklyn Cicero), Nathalie Emmanuel (Julia Cicero), Aubrey Plaza (Wow Platinum) e Shia LaBeouf (Clodio Pulcher).

Un talentuoso architetto desidera riedificare New York come un’utopia dopo una catastrofe distruttiva, ma si scontra con l’opposizione del sindaco, che difende l’attuale status quo.

“Megalopolis” è un film che brilla nel vero senso della parola su ogni punto di vista tecnico. La fotografia richiama vigorosamente e vogliosamente il colore d’oro, evocando l’epoca sfarzosa e lussuosa dei governanti antichi romani, così come i luoghi. La regia è magnifica, ma del resto, cosa ci si poteva aspettare da un regista come Coppola? Tuttavia, ho trovato alcune scelte di montaggio un po’ disconnesse, con passaggi tra scene che non sempre scorrevano fluidamente. La messa in scena è splendida, con scenografie che trasportano lo spettatore nell’antica Roma ma ai giorni nostri, tra bighe, vestiti sontuosi, nomi illustri e atmosfere avvolgenti.

Dal punto di vista della scrittura, avrei gradito una maggiore contrapposizione tra chi è ricco e chi si trova più in basso nella scala sociale, un tema che appare solo sporadicamente e non è approfondito a sufficienza. Il film esplora l’arte e il suo artista (interpretato da Adam Driver) e riflette sull’evoluzione che la società deve affrontare per progredire. Dopotutto, tutto ha un inizio e una fine. Si parla delle difficoltà nel creare arte per un bene superiore, affrontando la resistenza di chi detiene il potere, timoroso di perdere visibilità o controllo, mentre il popolo si polarizza.

“Megalopolis” esplora anche il tema dell’amore: l’amore perduto, ritrovato, e il legame tra amore e creatività. L’uomo, per esprimere pienamente se stesso, sembra aver bisogno di una donna al suo fianco. Mi è piaciuta l’idea di riportare l’epoca romana e la rinascita di una nuova Roma nel contesto moderno, mettendo in parallelo la decadenza dell’impero romano con quella del mondo odierno. Sembra quasi che Coppola voglia dirci che il cambiamento è inevitabile e non deve far paura. È necessario rinnovarsi, anziché attendere un’evoluzione forzata, e alla fine, l’unione porta al successo collettivo. Forse una frase banale, ma necessaria per progredire.

Il film ci offre anche uno sguardo introspettivo nella mente di un artista, che porta il peso della sua genialità, spesso cercando rifugio in droghe e alcol per alleviare il fardello. Coppola ha lavorato a questo progetto dagli anni ’80 e ha finalmente potuto realizzarlo, autofinanziandolo con 140 milioni di dollari dopo aver venduto la sua azienda vinicola. Non è un film che pretende di piacere, ma ha lo scopo di scuotere l’anima degli spettatori. Tuttavia, rischia di eccedere, creando momenti di confusione e portando a una comprensione parziale dell’insieme.

Il film si muove tra introspezione, filosofia, politica, e cambiamenti sociali, e trae ispirazione da capolavori come “Metropolis” di Fritz Lang, riprendendo l’idea di un cambiamento non solo architettonico, ma anche politico e sociale. Il cast è di altissimo livello: Adam Driver, Aubrey Plaza, Shia LaBeouf, e Nathalie Emmanuel offrono grandi interpretazioni, e anche attori in ruoli minori, come Dustin Hoffman, Jon Voight, Giancarlo Esposito, Jason Schwartzman, e Laurence Fishburne, danno un contributo eccellente.

Se vogliamo, questo film è quasi una biografia di Francis Ford Coppola. Nessuno voleva finanziare questo progetto artistico e innovativo, proprio come accade nel film al protagonista Cesar Catilina, che tenta di rivoluzionare la città senza alcun aiuto. Coppola ha sfidato Hollywood, sapendo che questo film non sarebbe stato mainstream e che probabilmente non avrebbe recuperato le spese. Dopo 50 anni di carriera, ha deciso che era ora o mai più di realizzare questo sogno.

Alla fine del film, mi sono sentito scombussolato, senza però provare sensazioni nettamente negative o positive. Viene mostrato molto, ma mi sono chiesto: è tutto necessario? Forse si è un po’ esagerato, con scene disordinate che non si fondono perfettamente tra loro, perdendo un filo logico. Tuttavia, riconosco il coraggio di Coppola nel mettere tutto sé stesso, il cuore e il denaro, in questo film, che per molti aspetti, tecnici e non, merita un rispetto incondizionato.

In conclusione, Megalopolis è un’opera ambiziosa, una dichiarazione artistica che non si accontenta di essere un semplice film. È un viaggio tra passato e presente, un’affermazione sul cambiamento inevitabile e sulle difficoltà che accompagnano l’evoluzione, sia personale che sociale. Coppola, con la sua lunga esperienza e la sua visione unica, ci offre un film che può dividere, ma che non lascia indifferenti. È un progetto folle, coraggioso e, in molti aspetti, visionario, che forse eccede in certi momenti, ma che lascia un segno indelebile nello spettatore. Anche se imperfetto, Megalopolis rimarrà come una testimonianza del genio e della determinazione di Coppola, un regista che ha osato andare controcorrente, diventando così ancora più ambizioso del protagonista della sua storia.

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