Nessuno ama i cani quanto li ama Douglas, un personaggio che ha vissuto un’infanzia turbolenta e tormentata, segnata da violenze fisiche e psicologiche inflitte dal padre e dal fratello, mentre la madre, a cui era molto legato, scappa via per sfuggire a tutto ciò. Rinchiuso in una gabbia dal padre, Douglas sviluppa un legame profondo e quasi telepatico con i suoi nuovi amici a quattro zampe.

La storia ci viene raccontata dal protagonista durante le sedute con la psichiatra, e il racconto è diviso dal montaggio in tre linee temporali all’inizio, ridotte poi a due e infine a una sola.

Douglas si trucca prima di compiere azioni criminali, che sia per una rapina o altro, non per nascondersi ma per esibirsi, come faceva durante le sue esibizioni settimanali in un locale Drag Queen (la sua prima esibizione è stata una delle scene più belle ed emozionanti del film).

Il film affronta un legame molto forte con Dio che parte dalla sua famiglia e culmina in un finale Shakespeariano.

Le interpretazioni sono eccellenti, sia nei momenti di calma che durante gli sfoghi di rabbia. Le musiche conferiscono un senso di teatralità anche nei momenti più violenti e feroci.

Alcuni aspetti negativi includono la scena della guerra nel rifugio e la fuga dalla centrale di polizia, che sembrano un po’ forzate e semplicistiche, così come i criminali della banda che sembrano caricaturali.

In definitiva, un film da vedere per la sua interezza e magnificenza, assolutamente consigliato.

“I cani hanno bellezza senza vanità, forza senza insolenza, coraggio senza ferocia e tutte le virtù che hanno gli umani senza nessuno dei loro vizi, per quanto ne so io hanno soltanto un difetto… SI FIDANO DEGLI UMANI”.

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