Il film dà uno schiaffo morale a una società retrograda e ottusa del dopoguerra in Italia, portando tematiche molto importanti come il diritto alla parola, alla libertà e all’essere semplicemente DONNA.
Paola Cortellesi, oltre ad interpretare la protagonista della storia, si è occupata anche del reparto registico per la prima volta in assoluto, facendo un lavoro niente male, raggruppando un insieme di ideologie e mettendole in scena in maniera semplice, convincente ed elegante.
La fotografia in bianco e nero è stata scelta appositamente per collegarsi a un periodo storico ben preciso, il dopoguerra, ricreando un’atmosfera chiusa, cupa, dall’aria triste e assuefatta.
Molto azzeccata anche la scelta delle musiche, inserite nei momenti giusti, dando un ritmo adeguato al contesto.
Leggermente forzata la questione della lettera, per come riesce a portare certi personaggi in un determinato luogo e farli interagire fra di loro. Ma è solo una piccola minuzia che non influisce assolutamente sul convincente operato finale.
Il diritto di voto viene utilizzato come un principio rilevante per la riforma dei diritti delle donne e dell’unione delle stesse per il raggiungimento di un obiettivo comune… la LIBERTÀ.
Nel finale, il film cerca di ingannarti portandoti verso una conclusione già prestabilita, ma solo i più attenti capiranno in anticipo il colpo di scena finale.

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