“Batman: Caped Crusader” è una serie televisiva animata statunitense, basata sul personaggio di Batman di Dc Comics, è un reboot dell’omonima serie animata del 1992, sviluppata da Bruce timm e prodotta da Bad Robot Production, 6th & Idaho Motion Picture Company, Warner Bros. Animation, DC Studios e Amazon MGM Studios.

La serie è ambientata in un arco narrativo dove Batman è ancora una leggenda urbana, una voce di corridoio, e non si è ancora affermato come il vigilante definitivo di Gotham.

Ho trovato che la rappresentazione di Gotham fosse un po’ troppo pulita e limpida, perdendo quella grezza e gotica atmosfera tipica che sarebbe stata perfetta, soprattutto considerando che la serie non è ambientata nell’era moderna, ma negli anni ’40.

Uno degli elementi più controversi è sicuramente il personaggio del Pinguino. Rappresentato come un antagonista crudele, disposto persino a uccidere la propria prole per guadagnarsi rispetto, la scelta di renderlo una donna è stata interessante, ma resta il dubbio sulla necessità di questa scelta. Sarebbe utile una spiegazione che chiarisca il perché di questo cambiamento, dato che il Pinguino è sempre stato un personaggio maschile. Altrimenti, c’è il rischio che sia solo una mossa di marketing per attirare l’attenzione sulla serie. Dal punto di vista estetico, il Pinguino funziona, ma manca quell’intelligenza astuta tipica del villain originale, famoso proprio per la sua mente acuta. Alcune scelte narrative legate a questo personaggio sembrano infatti non del tutto giustificate e, a mio avviso, sbagliate.

Nel secondo episodio, ho apprezzato le citazioni all’attore Boris Karloff e al suo “Frankenstein”, in un episodio dai toni più horror. Anche i riferimenti a film come “Il Gabinetto Del Dottor. Caligari” sono stati ben inseriti, anche se il colpo di scena finale non è stato particolarmente sorprendente.

La scelta di dedicare ogni episodio a un villain con una storia diversa è interessante, ma si scontra con il limite del tempo: 20 minuti sono davvero pochi per sviluppare una storia di alto livello.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, i disegni sono ben realizzati e la regia è convincente, anche se non ci sono elementi particolarmente eccellenti da sottolineare. Il costume di Catwoman non mi ha entusiasmato, ma il personaggio è stato trattato in modo abbastanza soddisfacente. Ha la giusta dose di sensualità, anche nelle vesti cittadine, e il legame con Batman è sviluppato in modo discreto.

Ho apprezzato molto il modo in cui viene mostrato il passato di Bruce Wayne dopo la morte dei suoi genitori e la sua sete di vendetta verso i criminali di Gotham, soprattutto durante le sessioni con la sua psicologa. Anche Harley Quinn è stata rivisitata in modo interessante, legando la sua figura alla psicologia e psicoanalisi dei pazienti “cattivi”. Tuttavia, ho trovato il suo pseudonimo un po’ banale e troppo facile da individuare.

La serie sembra essere più incentrata su ciò che circonda Batman, sulle situazioni e sui villain, che sul supereroe oscuro, utilizzato solo come filo conduttore. Questo approccio, per quanto interessante, lascia la componente Batman un po’ troppo leggera e poco approfondita.

Il personaggio meglio trattato e più interessante di tutta la serie è senza dubbio Harvey Dent / Due Facce. La sua trasformazione è stata portata avanti in modo eccellente, con una rappresentazione convincente dei suoi turbamenti interiori e della sua doppia personalità, il tutto accompagnato da un’estetica appropriata al suo cambiamento mentale.

In conclusione, “Batman: Caped Crusader” rappresenta un buon tentativo di riportare in vita l’iconico mondo di Batman, ma non riesce a raggiungere appieno il suo potenziale. La serie è consigliata agli appassionati del Cavaliere Oscuro che apprezzano le nuove interpretazioni e la sperimentazione, ma potrebbe lascia abbastanza delusi nel complessivo.

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