“Non dirmi che hai paura” è un film che racconta una storia vera tratto dall’omonimo bestseller di Giuseppe Catozzella. Film scritto da Yasemin Samdereli, Giuseppe Catozzella e Nesrin Samdereli e diretto da Yasemin Samdereli, prodotto da Indyca e distribuito da Fandango, interpretato principalmente da: Ilham Mohamed Osman (Samia), Elmi Rashid Elmi (Ali) e Waris Dirie (Saado Abdullahi).

Samia, una giovane somala, sogna di diventare la donna più veloce del suo Paese. Con il supporto del padre e dell’allenatore Ali, riesce a partecipare alle Olimpiadi di Pechino 2008. Tuttavia, il suo percorso è pieno di ostacoli: deve affrontare le difficoltà di un Paese devastato da fanatismo e guerra, e il viaggio attraverso l’Europa si rivelerà una sfida spesso insormontabile.

“Non dirmi che hai paura” è un film tratto da una storia vera, che racconta la vita di Samia Yusuf Omar, giovane somala con il sogno di diventare la donna più veloce del suo Paese. Il film ricorda per certi aspetti “Io Capitano” di Matteo Garrone, soprattutto nel tema della fuga dal proprio Paese e nella ricerca di un futuro migliore. Tuttavia, la differenza principale sta nel focus: mentre “Io Capitano” si concentra quasi interamente sul viaggio, “Non dirmi che hai paura” offre uno sguardo più ampio sulla vita della protagonista, mostrandola in tre momenti distinti – l’infanzia, la partecipazione alle Olimpiadi di Pechino 2008 e la fuga dalla Somalia.

Queste tre fasi non sono trattate come segmenti separati, ma vengono intrecciate in modo fluido grazie a un montaggio capace di dare ritmo e intensità alla narrazione senza mai creare confusione. Il filo conduttore è il sogno di Samia: correre, sentirsi libera, superare i limiti imposti dalla società e dal suo contesto. La corsa qui diventa un simbolo potente, un grido di libertà e di emancipazione femminile che attraversa tutto il film.

Ho apprezzato molto questa scelta simbolica, ma avrei preferito che venisse approfondito di più l’aspetto del velo e della sua imposizione sulle donne in Somalia, un tema che avrebbe dato ancora più forza alla narrazione e al messaggio del film.

Gli attori sono tutti in parte, e riescono a dare autenticità ai personaggi. Dalla giovane Samia interpretata da Riyan Roble fino alla Samia adulta di Ilham Mohamed Osman, le interpretazioni risultano convincenti e cariche di emozione. Nonostante il budget molto limitato, il film riesce a fare leva su una sceneggiatura ben scritta e su scelte registiche semplici ma efficaci, come l’uso della macchina a mano che, insieme a immagini di repertorio, crea un’atmosfera realistica e coinvolgente. Le location sono poche, ma gestite bene, e le interazioni tra i personaggi, soprattutto quelle all’interno della famiglia di Samia, sono credibili e toccanti.

Uno degli aspetti più belli e intensi del film è il rapporto tra Samia e suo padre, che rappresenta un punto fermo nella vita della protagonista. È lui a sostenere il suo sogno, a spingerla verso un futuro migliore, a credere in lei anche quando il mondo intorno sembra remarle contro. Questo legame si mantiene forte fino alla fine, ed è proprio nel ricongiungimento tra padre e figlia che il film trova il suo momento più simbolico e commovente, culminando in un finale amaro ma tristemente realistico.

In conclusione, “Non dirmi che hai paura” è un film che lascia il segno, capace di emozionare e di far riflettere. Ci insegna che inseguire i propri sogni, anche contro ogni ostacolo, non è mai vano. Anche se il risultato può essere amaro, ciò che conta davvero è provare, mettersi in gioco, perché la vera vittoria è non arrendersi mai.

Fai Girare📡